Giacomelli | Burri
Fotografia e immaginario materico
MAXXI | Roma
Mostra a cura di Marco Pierini
Alessandro Sarteanesi
Mostre
Entrando nella sala espositiva ho notato subito, grazie anche all’allestimento della mostra, un dialogo tra i due artisti che in vita sono stati uniti da reciproca stima.
Che fortuna poterli vedere insieme e leggere le dediche di Giacomelli a Burri, scritte a mano dietro alle fotografie.Una mostra che non grida, il bianco e nero che non toglie ma aggiunge alimento costante ai sogni, che evoca ombre e luci di terre geometriche dove le case sembrano illustrazioni.
Mario Giacomelli è stato un tipografo “il mestiere più bello del mondo” e la sua fortuna è stata quella di essere stato povero, queste parole si potevano ascoltare nella lettura di un’intervista di Alessandra Mauro (negli approfondimenti qualche riga più giù trovate l’audio).
Emerge dai due linguaggi contemporanei, una visione della realtà astratta ma riconoscibile nel paesaggio.
Natura, materia, territorio, una “riflessione sulla condizione umana” come raccontano i curatori.
“Io cerco di fotografare i pensieri, l’oggetto mi è utile per trasmettere quello che voglio dire” M. G.
L’opera di Mario Giacomelli l’avevo conosciuta nel 2008 grazie ad un concorso promosso dall’assessorato alla cultura e dal MUSINF [Museo d’arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia] di Senigallia, città dove Giacomelli è nato e lavorato tutta la sua vita. Superai le selezioni e partecipai a 3 giorni di workshop con il fotografo Gianni Berengo Gardin.
Un’esperienza intensa che ha lasciato delle impronte importanti sul mio pensiero fotografico.
In questo 2022 sono quasi certa che la mia produzione nella mia camera oscura sarà fortemente ispirata da questa visione ravvicinata delle stampe di Giacomelli, dalla poesia dei suoi bianchi e dei suoi neri così netti, crudi, reali, estremi.
APPROFONDIMENTI
Se volete approfondire, se vi piace ascoltare, vi lascio il racconto di Alessandra Mauro su Mario Giacomelli.
Se invece vi piace sia guardare che ascoltare,
qualche riga sotto il video della mostra
con il racconto dei curatori.
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